Lui & Lei
La sorpresa
di MadidaCalla
04.03.2018 |
5.457 |
3
"Si girò e vide che lui le sorrideva, "Sei così concentrata, non ho potuto resistere, dovevo vedere che faccia avresti fatto! Quanto ti manca per..."
Si erano già incontrati qualche volta, di sfuggita, durante le riunioni mensili di quell'azienda enorme per cui entrambi lavoravano. Lei era l'assistente del Direttore dell'ufficio esteri, lui il coordinatore del dipartimento informatico. Non avrebbero potuto essere, all'apparenza, più diversi. Lei molto seria, vagamente rigida, vestita in modo elegante ma austero. Lui, brillante, estremamente intelligente, molto sicuro di sè, aveva sempre intorno qualche donna garrula che si affanava per attirare la sua attenzione. Quel giorno, alla fine della riunione, lei si era attardata a trascrivere gli ultimi appunti sul suo portatile. All'improvviso, sentì una mano sulla spalla, che scese in una carezza leggera ma ferma lungo il braccio. Si girò e vide che lui le sorrideva, "Sei così concentrata, non ho potuto resistere, dovevo vedere che faccia avresti fatto! Quanto ti manca per finire?" Lei, infastidita per l'interruzione, sospirò e rispose: "Ho finito, stavo rispondendo ad una email ma non c'è fretta. Hai bisogno di qualcosa?" Lui, allargando ancora di più il sorriso, come se si aspettasse la sua reazione scocciata ma composta, le chiese se le andava di prendere un tè e fare due chiacchiere, dato che ormai la giornata lavorativa volgeva al termine. Lei esitò un momento, poi decise che per quel giorno ne aveva avuto abbastanza e che sarebbe stato piacevole parlare con qualcuno, prima di tornare a casa. Lei si fermò in ufficio per appoggiare le sue cose e prendere la borsa e la giacca e poi di diressero al bar di fronte all'azienda. Il locale era pieno di gente che iniziava il fine settimana in compagnia davanti ad un aperitivo, l'allegria e il rumore tipici del venerdì sera. Lei si fermò sulla soglia, si voltò a guardarlo e, senza una parola, lo prese per mano e lo condusse via, lungo la strada alberata. Dopo un po' che camminavano, lei gli disse: "Abito poco lontano, ho una casa minuscola ma col giardino, preferisco stare lì che in mezzo alla confusione. Almeno possiamo parlare. Ti dispiace?" Lui, piuttosto intrigato da quell'offerta, che non si sarebbe aspettato da una come lei, annuì e rafforzò impercettibilmente la stretta sulla sua mano. Il ghiaccio si era sciolto, lei camminava più rilassata, lo si vedeve da come teneva le spalle e lo guardava, annuendo a quello che lui le raccontava. Faceva caldo, era l'inizio di giugno, il sole ancora alto e lui si sentiva felice, lei gli sembrava così diversa adesso. Il pensiero di lei nuda e prona gli attraversò la testa e gli fece quasi venire un'erezione. No, non doveva nemmeno pensarci, avrebbe bevuto qualsiasi cosa lei gli avesse offerto, fatto due chiacchiere, goduto dell'ultimo sole della giornata e poi se ne sarebbe andato, contento di quel venerdì sera inaspettato. Non doveva rovinare tutto e fare la figura del bestione, solo perchè lei l'aveva preso per mano e lui si sentiva attratto in maniera selvaggia da quell'apparenza severa da cui trapelava però qualcosa di sensuale.Una volta arrivati, lei si tolse i sandali e, a piedi nudi, si diresse in cucina, spalancando la porta finestra su un piccolo giardino pieno di fiori, che dava direttamente sulla campagna intorno. Gli preparò un tè freddo, gli disse di sedersi fuori, lei sarebbe andata a cambiarsi. Lui si sedette a godersi il sole, un braccio sugli occhi per ripararsi dal riverbero. Ad un tratto, avvertì i passi di lei e un ostacolo alla luce che gli fece riaprire gli occhi. Lei era lì, davanti a lui, completamente nuda, le gambe leggermente divaricate e le braccia dietro la schiena. Uno spettacolo di donna, ecco cos'era, sotto tutti quei vestiti accollati. Due belle tette sode e piene, il ventre morbido, i fianchi torniti e la figa pronunciata e completamente depilata. L'erezione tornò in un attimo e lui non riusciva a riprendersi dalla sopresa. "Ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto mangiare qualcosa. Mi sei sembrato affamato", gli disse lei, mentre si abbassava su di lui offrendogli un capezzolo scuro e durissimo, bello come una ciliegia matura. Lui si riprese dallo stordimento e accolse quella delizia nella sua bocca, succhiandolo forte mentre le affondava le dita nei fianchi. Lei sorrise, sollevata. Non aveva mai osato tanto in vita sua, ma lui le piaceva moltissimo e le aveva fatto bagnare le mutandine, solo tenendola per mano. Ci aveva visto giusto, comunque. Succhiava e leccava con gusto e le arrivavano scosse di piacere direttamente al clitoride. Probabilmente tra pochissimo avrebbe cominciato a colare. Lui scese con le mani sul culo, allargandoglielo e impastandolo per bene. Lei voleva essere presa, aveva bisogno e voglia di essere scopata a lungo. Erano mesi che non stava con un uomo e ormai impazziva di desiderio represso. Lui le era sembrato prestante e sicuro di sè abbastanza per non scappare via di fronte ad una sconosciuta che gli si offriva così. Si ritrasse leggermente, lo prese di nuovo per mano e lo condusse in camera. Mentre lui si spogliava, senza smettere di guardarla, lei salì carponi sul letto e gli si offrì così, per essere penetrata da dietro. Lo guardò da sopra la spalla. Aveva un bel cazzo dritto, non troppo grosso nè troppo lungo, perfetto e lei pensò che, prima o poi, lo avrebbe voluto succhiare e torturare con la punta della lingua. Lui si avvicinò, le passò una mano sulla figa aperta ed esposta, allargandole le labbra, entrando dentro con due dita. Lei inarcò la schiena, voleva di più. Ma lui non aveva intenzione di accontentarla subito. Si chinò e iniziò a lapparle la figa fradicia, a leccarle quel sassolino caldo che era il suo clitoride, portandola in poco tempo ad un orgasmo molto forte. Poi, mentre lei ancora ansimava, la penetrò senza delicatezza. Aspettò un momento che lei si adattasse alla sua forma, gli servì per mantenere un minimo di controllo, visto che quella figa grossa e succosa era stretta e calda come l'inferno. E poi iniziò a scoparla. Forte, tenendola per i fianchi, si lasciò completamente andare. Lei, aggrappata alle lenzuola, si teneva salda e gemeva senza ritegno. Ah, che meraviglia quel culo grosso, quel rumore liquido di figa, non avrebbe voluto smettere mai. Lei arrivò di nuovo all'orgasmo, sentì le contrazioni sul cazzo e cercò di rallentare un po'. Non voleva venire subito e perdersi tutto il divertimento. Si chiese se qualcuno le avesse mai aperto il culo. Più guardava quel buchino rosa scuro, più gli si ingrossava il cazzo, che già sembrava pronto ad esplodere. "Vorrei farti il culo". Glielo disse così, non una domanda, un'affermazione. Lei non rispose subito. Si tirò su, scarmigliata e bellissima, si allungò verso il cassetto del comodino e lo aprì. "Accomodati pure", gli disse con uno sguardo ironico. Lui vide che nel cassetto c'erano un tubo di lubrificante, e dei plug anali, due di gomma e uno di metallo. Per poco non si lasciò sfuggire un fischio di ammirazione. Quella donna era un'autentica sorpresa. Lei prese il plug di metallo e glielo porse. "Vorresti, per favore, infilarmelo e poi scoparmi ancora un po'?". Lui le sorrise, la spinse delicatamente verso il letto, lei allargò le ginocchia e mise giù il busto. Lui prese il lubrificante, lo spalmò sul buchetto e sul plug e poi iniziò a spingerlo. Entrò quasi subito, senza particolare difficoltà. Lui le chiese se fosse tutto a posto, lei gli rispose "Scopami adesso!" e lui non se lo fece ripetere. La penetrò ancora, la figa sempre allagata, lei gemeva in modo incontrollato. Non ci volle molto prima che lei si liberasse in un nuovo orgasmo, ancora più intenso di quello di prima. Lui le sfilò piano il plug dal culo e il cazzo dalla figa e le chiese di girarsi e mettersi di schiena. Lei ubbidì, docile. Lui la tirò verso di sè e appoggiò la cappella al buchetto. Lei mise le mani sotto le cosce e sollevò le gambe, divaricandole ancora. Lui la penetrò, molto lentamente, dandole il tempo di abituarsi, non voleva per nessun motivo farle male e interrompere quel momento pazzesco. Quando sentì che lei era rilassata, si permise finalmente di godersi quel buco che era caldo e accogliente come la figa. Incredibile, si disse, mai trovata una donna così. Iniziò a scoparla, lei si mise le dita sul clitoride e accompagnò le sue spinte con dei movimenti sempre più frenetici, fino a quando lui capì che stava per venire di nuovo e non riuscì più a trattenersi. Mentre lei urlava il suo godimento, lui le inondò il culo di sborra. Un orgasmo mostruoso. Uscì con attenzione e la aiutò a sollevarsi, poi si infilarono entrambi sotto la doccia, per lavare via sudore e umori e le ultime tracce di lubrificante. Dopo la doccia, lei gli chiese di rivestirsi e andarsene. "Vorrei succhiarti il cazzo a lungo, la prossima volta, se ti va". Lui annuì, la baciò sulla bocca e si chiuse la porta dietro le spalle.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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